Traduzione di Emanuele Emma e Chiara Ciccolella
Aracelis Girmay è nata e cresciuta a Santa Ana, in California. Si è laureata al Connecticut College nel 1999 e ha poi conseguito un Master in scrittura creativa, specializzandosi in poesia alla New York University.
Girmay è autrice di Black Maria (BOA Editions, 2016), per il quale è stata finalista al Neustadt International Prize for Literature; Kingdom Animalia (BOA Editions, 2011), vincitore dell’Isabella Poetry Award e finalista al National Books Critics Circle Award; e Teeth (Curbstone Press, 2007), vincitore del GLCA New Writers Award. Nel 2015 Girmay ha ricevuto un Whiting Award.
Girmay è anche l’autrice e la disegnatrice del libro illustrato, “changing, changing”(George Braziller, 2005). Con la sorella ha collaborato al libro illustrato “What Do You Know?” (Enchanted Lion, 2021). Ha ricevuto premi e borse di studio da Cave Canem, Civitella Ranieri, American Academy of Arts and Letters e National Endowment for the Arts. Attualmente è curatrice di Blessing the Boats Selections di BOA Editions e fa parte del comitato editoriale dell’African Poetry Book Fund. Girmay vive a New York.
Kingdom Animalia
When I get the call about my brother,
I’m on a stopped train leaving town
& the news packs into me—freight—
though it’s him on the other end
now, saying finefine—
Forfeit my eyes, I want to turn away
from the hair on the floor of his house
& how it got there Monday,
but my one heart falls
like a sad, fat persimmon
dropped by the hand of the Turczyn’s old tree.
I want to sleep. I do not want to sleep. See,
one day, not today, not now, we will be gone
from this earth where we know the gladiolas.
My brother, this noise,
some love [you] I loved
with all my brain, & breath,
will be gone; I’ve been told, today, to consider this
as I ride the long tracks out & dream so good
I see a plant in the window of the house
my brother shares with his love, their shoes. & there
he is, asleep in bed
with this same woman whose long skin
covers all of her bones, in a city called Oakland,
& their dreams hang above them
a little like a chandelier, & their teeth
flash in the night, oh, body.
Oh, body, be held now by whom you love.
Whole years will be spent, underneath these impossible stars,
when dirt’s the only animal who will sleep with you
& touch you with
its mouth.
Kingdom Animalia
Quando ricevo la chiamata su mio fratello,
sono su un treno fermo che sta lasciando la città
& la notizia mi ingombra –fardello–
sebbene ci sia lui all’altro capo del telefono
adesso, a dirmi sto bene sto bene–
Rinuncio ai miei occhi, voglio voltarmi
dai capelli sul pavimento di casa sua
& da come siano arrivati lì lunedì,
ma il mio unico cuore cede
come un caco, triste e pieno
caduto dalla mano del vecchio albero dei Turczyn.
Voglio dormire. Non voglio dormire. Vedi,
un giorno, non oggi, non ora, scompariremo da questa terra
in cui conosciamo i gladioli.
Fratello mio, questo rumore,
qualche amore [tu] che amai
con tutto il mio cervello, & respiro,
scomparirà; mi è stato detto, oggi, di tenerlo in considerazione
mentre percorro i lunghi binari & sogno così bene.
vedo una pianta sulla finestra della casa
che mio fratello condivide con il suo amore, le loro scarpe. & eccolo
lì, addormentato nel letto
con questa stessa donna la cui lunga pelle
copre tutte le ossa, in una città chiamata Oakland,
& i loro sogni pendono su di loro
un po’ come una lumiera, & i loro denti
balenano nella notte, oh, corpo.
Oh, corpo, fatti stringere adesso da chi ami.
Anni interi passeranno, sotto queste
stelle impossibili,
quando la terra sarà l’unico animale che dormirà con te
& ti toccherà con
la sua bocca.
I Am Not Ready To Die Yet
aftrer Joy Harjo
I am not ready to die yet: magnolia tree
going wild outside my kitchen window
& the dog needs a house, &, by the way,
I just met you, my sisters & I
have things to do, & I need
to talk on the phone with my brother. Plant a tree.
& all the things I said I’d get better at.
In other words, I am not ready to die yet
because didn’t we say we’d have a picnic
the first hot day, I mean,
the first really, really hot day?
Taqueria. & swim, kin,
& mussel & friend, don’t you go, go, no.
Today we saw the dead bird, & stopped for it.
& the airplanes glided above us. & the wind
lifted the dead bird’s feathers.
I am not ready to die yet.
I want to live longer knowing that wind
still moves a dead bird’s feathers.
Wind doesn’t move over & say That thing
can’t fly. Don’t go there. It’s dead.
No, it just blows & blows lifting
what it can. I am not ready
to die yet. No.
I want to live longer.
I want to love you longer, say it again,
I want to love you longer
& sing that song
again. & get pummeled by the sea
& come up breathing & hot sun
& those walks & those kids
& hard laugh, clap your hands.
I am not ready to die yet.
Give me more dreams. To taste the fig.
To hear the coyote, closer.
I am not ready to die yet.
But when I go, I’ll go knowing
there will be a next time. I want
to be like the cactus fields
I drove through in Arizona.
If I am a cactus, be the cactus
I grow next to, arms up,
every day, let me face you,
every day of my cactus life.
& when I go or you go,
let me see you again somewhere,
or you see me.
Isn’t that you, old friend, my love?
you might say, while swimming in some ocean
to the small fish at your ankle.
Or, Weren’t you my sister once?
I might say to the sad, brown dog who follows me down
the street. Or to the small boy
or old woman or horse eye
or to the tree. I know I knew I know you, too.
I’m saying, could this be what makes me stop
in front of that dogwood, train whistle, those curtains
blowing in that window. See now,
there go some eyes you knew once
riding the legs of another animal,
wearing its blue sky, magnolia,
wearing its bear or fine
or wolf-wolf suit, see,
somewhere in the night a mouth is singing
You remind me You remind me
& the heart flips over in the dusky sea of its chest
like a fish signaling Yes, yes it was me!
& yes, it was, & you were there, & are here now,
yes, honey, yes hive, yes I will, Jack,
see you again, even if it’s a lie, don’t
let me know, not yet, not ever, I need to think
I’ll see you, oh,
see you
again.
Non Sono Ancora Pronta Per Morire
da Joy Harjo
Non sono ancora pronta per morire: albero di magnolia
si infervora fuori dalla finestra della mia cucina
& al cane serve una casa, &, comunque,
ti ho appena incontrato, le mie sorelle & io
abbiamo cose da fare, & devo parlare al telefono con mio fratello. Piantare un albero.
& tutte le cose in cui ho detto che sarei migliorata.
In altre parole, non sono ancora pronta per morire
perché non avevamo detto che avremmo fatto un picnic
il primo giorno di caldo, cioè,
il primo giorno, veramente, veramente caldo?
Taqueria. & nuotare, famiglia,
& cozza & amico, non andartene, vai, no.
Oggi abbiamo visto l’uccello morto, & ci siamo fermati.
& gli aeroplani planavano sopra di noi. & il vento
levava le piume dell’uccello morto.
Non sono ancora pronta per morire.
Voglio vivere più a lungo sapendo che il vento
muova ancora le piume di un uccello morto.
Il vento non si scosta & dice Quella cosa
non può volare. Non andare là. È morta.
No, soffia e basta & soffia sollevando
ciò che può. Non sono ancora pronta
per morire. No.
Voglio vivere più a lungo.
Voglio amarti più a lungo, dirlo di nuovo,
Voglio amarti più a lungo
& cantare quella canzone
di nuovo. & essere scossa dal mare
& riemergere respirando & sole caldo
& quelle passeggiate, & quei ragazzini
& risata forte, batti le mani.
Non sono ancora pronta per morire.
Dammi più sogni. Per assaporare il fico.
Per sentire il coiote, più vicino.
Non sono ancora pronta per morire.
Ma quando me ne andrò, me andrò sapendo
che ci sarà una prossima volta. Voglio
essere come le distese di cactus
attraverso le quali guidavo in Arizona.
Se sono un cactus, sii il cactus
che mi cresce accanto, a braccia in su,
ogni giorno, lasciati guardare,
ogni giorno della mia vita da cactus.
& quando me ne vado o te ne vai,
lascia che io ti veda di nuovo da qualche parte,
o che tu veda me.
Non sei tu, vecchio amico, amore mio?
potresti dire, mentre nuoti in qualche oceano
al pesciolino alla tua caviglia.
Oppure, non eri mia sorella una volta?
potrei dire al cane marrone e triste che mi segue
lungo la strada. O al bambino
o alla donna anziana o all’occhio del cavallo
o all’albero. So che sapevo di conoscerti, anch’io.
Voglio dire, potrebbe essere questo che mi fa fermare
di fronte a quella sanguinella, a quel fischio del treno, a quelle tende
che svolazzano in quella finestra. Guarda adesso,
ecco alcuni occhi che conoscevi un tempo
cavalcano le gambe di un altro animale,
vestendo il suo cielo blu, magnolia,
indossando il suo abito da orso
o da lupo o elegante, vedi,
da qualche parte nella notte una bocca sta cantando
Tu mi ricordi di Tu mi ricordi di
& il cuore fa un salto mortale nel mare oscuro del suo petto
come un pesce che segnala Sì, sì ero io!
& sì, eri tu, & tu eri lì, & ora sei qui,
sì, tesoro, un covo di sì, sì Jack,
ti vedrò di nuovo, anche se fosse una bugia, non
dirmelo, non ancora, né mai, devo pensare
che ti rivedrò, oh,
ti vedrò
ancora.
[When I come home they rush to me, the flies]
When I come home they rush to me, the flies, & would take me, they would take me in their small arms if I were smaller, so fly this way, that way in joy, they welcome me. They kiss my face one two, they say, Come in, come in. Sit at this table. Sit. They hold one hand inside the other & say, Eat. They share the food, sit close to me, sit. As I chew they touch my hair, they touch their hands to my crumbs, joining me. The rim of my cup on which they perch. The milky lake above which. They ask for a story: How does it begin? Before, I was a child, & so on. My story goes on too long. I only want to look into their faces. The old one sits still, I sit with it, but the others busy themselves now with work & after the hour which maybe to them is a week, a month, I sleep in the room between the open window & the kitchen, dreaming though I were the Sierra, though I were their long lost sister, they understand that when I wake I will have to go. One helps me with my coat, another rides my shoulder to the train. Come with me, come, I say. No, no, it says, & waits with me there the rest whistling, touching my hair, though maybe these are its last seconds on earth in the light in the air is this love, though it is little, my errand, & for so little I left my house again.
[Quando rincaso si avventano su di me, le mosche]
Quando rincaso si avventano su di me, le mosche, & mi prenderebbero, mi prenderebbero tra le loro piccole braccia se fossi più piccola, dunque volano di qua, di là con gioia, mi accolgono. Mi baciano in viso una due, dicono, Accomodati, accomodati. Siediti a questo tavolo. Siediti. Tengono una mano nell’altra & dicono, Mangia. Condividono il cibo, siedono vicino a me, siedono. Mentre mastico mi toccano i capelli, toccano con le mani le mie briciole, unendosi a me . Il bordo della mia tazza su cui si posano. Il lago lattescente sul quale. Chiedono una storia: Come inizia? Prima, ero una bambina, & così via. La mia storia va avanti troppo a lungo. Voglio solo guardarle in faccia. Quella anziana siede inerte, io siedo con lei, ma le altre adesso si dedicano al lavoro & dopo l’ora che forse per loro è una settimana, un mese, dormo nella stanza tra la finestra aperta & la cucina, sognando di essere la Sierra, di essere la loro sorella perduta da tempo, capiscono che quando mi sveglio dovrò andare via. Una mi aiuta con il cappotto, un’ altra poggia sulla mia spalla fino al treno. Vieni con me, vieni, io dico. No, no, dice, & aspetta lì con me le altre fischiettando, toccandomi i capelli, anche se forse questi sono i suoi ultimi secondi sulla terra nella luce nell’aria è forse questo amore, sebbene piccolo, il mio incarico, & per così poco sono uscita di casa di nuovo.