Il progetto Desinenze di luce unisce luce e parola, attraverso le fotografie di Renato Maffione e le poesie di Andrea Galgano. Ognuna delle fotografie scattate da Maffione è accompagnata da una poesia di Galgano, ma non si tratta di un semplice accostamento tra immagine e testo, poiché ogni componimento è nato di fronte al singolo scatto e da esso è stato ispirato, finendo quindi per non poterne prescindere. Le immagini di Maffione sono cariche di luce e di colore e rappresentano i segni della sua arte. Le parole sono invece i segni attraverso cui si esprime l’arte di Galgano, segni che rappresentano immagini del suo paesaggio interiore, ma al tempo stesso descrivono il risultato espressivo dei lavori di Maffione. Il progetto è accompagnato da una mostra fotografica, che si propone di mettere in dialogo due arti, abbandonando la presunta subalternità di un’arte in favore di un’altra. Il linguaggio di questo dialogo è la luce, che, da oggetto della percezione visiva del fotografo e del suo strumento, è diventato in un secondo momento soggetto in grado di stimolare l’io del poeta. Si abbattono i confini tra io e realtà, l’uno e l’altra si fondono, la realtà diventa testimone dell’io e del suo pensare. Il lavoro degli autori procede per frammenti, illuminazioni, accesso al campo dei significati simbolici, verso la scoperta del sé.
Francesco Mastrorizzi
Dal 3 dicembre 2015 al 5 gennaio 2016 l’Università degli Studi della Basilicata ospita presso il campus di Macchia Romana a Potenza la mostra “Desinenze di luce”, che unisce gli scatti fotografici di Renato Maffione e i versi del poeta Andrea Galgano. L’iniziativa è promossa dall’ Associazione Orme di Venosa, con il patrocinio dell’Università di Basilicata, dell’Apt Basilicata e dell’International Foundation Erich Fromm, e rientra tra gli eventi organizzati per l’Anno Internazionale della Luce 2015.
La mostra su 2015 International Year of Light – Osservatorio Astrofisico di Torino
OPAC – Catalogo del servizio Bibliotecario Nazionale
Desinenze di luce tra attesa e sorpresa, articolo di Virginia Cortese, su Controsenso Basilicata, 19 dicembre 2015.
L’arte di Maffione non si riduce alla singola istantanea, l’artista interpreta la realtà attraverso il proprio sguardo, indagando la sfera percettiva e la psicofisica, che studia le relazioni tra lo stimolo fisico e luminoso e la risposta percepita. È lo sguardo ilsegreto della sua fotografia, il saper osservare attentamente e coglier un’immagine nell’attimo prima che avvenga lo scatto, sapendone afferrare la luce, capace di infondere quiete e movimento alla figura. Ed è su quella stessa luce che prende corpo la poesia di Galgano, che, come illuminato da quelle immagini, riesce a cogliere l’anima della rappresentazione infondendogli la parola, e rivelandone il suo più intimo segreto.
Cristiana Elena Iannelli, storico dell’arte, curatrice della mostra
In queste nozze alchemiche tra luce e parola, tra immagine e scalpello di consonanti, è straordinario il silenzio della materia che sembra come corda di violino appena tesa e sfiorata, come sul punto di librarsi, uscendo dalla prigione del suo asservimento oggettivo.
In queste DESINENZE DI LUCE, i quadri fotografici di Renato Maffione si affidano alla parola temprata di Andrea Galgano.
Fotografia e poesia, in prima istanza.
Più addentro, immagine e parola. E questo cambio di prospettiva si apre come una faglia, non c’è il tempo per tornare a guardare come prima che si spalancasse l’orizzonte sotterraneo. Orizzonte che è telos e nostos. Perché è scoperta e viaggio e ricordo, è passaggio e visione dal di dentro. Questo è il registro del doppelganger nel tema del sogno. Ed è metafora. Metafora pura, spaziata, preverbali ordini e disordini di idee primigenie, embodied cognitions nell’involucro percettivo dei sensi.
Desinenza è declinazione, è morfema in grado di definire un atto linguistico in rapporto a quel che accade, nel modo in cui accade.
DESINENZE DI LUCE è sorgente e terminazione di un mondo, dotato di una sua ontologia fondata su insiemi semantici in grado di definire una pragmatica comunicativa innovatrice, che rompe con i codici classici, senza aderire per questo alle correnti destrutturanti: la desinenza ci pone nella condizione di indagare un linguaggio in cui la luce è oggetto e soggetto, il linguaggio della percezione dello stimolo luminoso, definito dallo spettro dei colori e da una serie di indizi formali.
dal Preludio di Irene Battaglini
Rassegna Stampa
Rassegna stampa cartacea 2-3 dicembre 2015
Università degli Studi della Basilicata