7 settembre 2014
A distanza di un anno dalla pubblicazione del libro La psicologia a scuola, esce, sempre nella collana L’immaginale della casa editrice Aracne, il nuovo lavoro del dott. Franco Bruschi.
Il Minotauro e il filo di Arianna, questo il titolo dell’opera, è sicuramente un libro più specialistico del precedente, più complesso nell’impostazione generale, ma è legato a questo da una sorta di continuum dovuto al soggetto della trattazione: il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Un mondo che l’autore conosce approfonditamente grazie alla sua trentennale esperienza di lavoro in ambito clinico e scolastico. Se forse non nelle intenzioni dell’autore, dal nostro punto di vista i due libri costituiscono un corpo unico, indispensabile per capire e intervenire nel mondo dell’età dello sviluppo umano.
Franco Bruschi offre, nella sua nuova opera, un quadro completo della pratica psicoanalitica con bambini e ragazzi sia nella terapia individuale sia in quella di gruppo. Egli partendo dalle tecniche di osservazione (madre-bambino) e dalle esperienze terapeutiche arriva gradualmente a descrivere l’articolato lavoro dello psicoterapeuta dell’infanzia e da ciò si pone il problema della necessità di una formazione specifica per coloro che vogliono cimentarsi professionalmente nel difficile lavoro con gli adolescenti soprattutto quando si ha a che fare con le patologie più gravi .
L’autore mette bene in luce che fare lo psicoterapeuta è un mestiere complesso e impegnativo e farlo con un bambino o un adolescente lo è, forse, ancora di più, per tutta una serie di motivi che traspaiono chiaramente tra le righe del libro: innanzitutto perché il piccolo paziente o l’adolescente che si apprestano a lavorare su se stessi non sono sempre facilmente motivati spontaneamente ad affrontare i loro problemi di relazione con l’altro e non sono sempre disponibili a farsi aiutare a uscire dalle difese che impediscono la crescita. E ancora, chi si occupa di questa fascia d’età sa benissimo che, quando si prende in carico un bambino è inevitabile occuparsi anche dei genitori che lo hanno portato e della sua famiglia, con le dinamiche, le difese, le ansie e le preoccupazioni che, anche quando i membri della famiglia non sono presenti nella stanza di terapia, risultano essere una presenza psichica forte nel mondo interno del paziente. Quello che emerge dai casi riportati nell’opera è come questa presenza possa talvolta frenare la terapia, soprattutto se non si sono poste all’inizio delle basi solide (alleanza terapeutica) con i genitori.
Il percorso narrativo che il dott. Bruschi ci propone è, come sempre nei suoi lavori, a tutto tondo e tiene conto di tutti gli attori coinvolti nel processo: il bambino, la famiglia e il terapeuta. Con la consueta chiarezza e ricchezza di riferimenti teorici e pratici, sotto gli occhi del lettore Franco Bruschi, pone l’accento a come questi riferimenti costituiscano una guida per il terapeuta. È un percorso non solo “tecnico-scientifico” (ci sono tra l’altro importanti citazioni alle ultime ricerche delle neuroscienze, che fanno del libro un testo estremamente aggiornato), ma anche “umano” poiché fa emergere la figura del terapeuta, non come una professionista che si nasconde dietro le “teorie e metodologie” per affrontare il proprio lavoro e i rischi che questo comporta, ma che usa se stesso come uno strumento per mettersi in gioco e per affrontare con coraggio assieme al proprio paziente (e alla sua famiglia) un viaggio di cura e di conoscenza che è anche e soprattutto scoperta e crescita: proprio come il filo di Arianna che aiutò Teseo a uscire dal labirinto del Minotauro.